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Su che basi si paga un logo?

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Il costo di un logo è motivato dal plus-valore che questo riuscirà a dare all’azienda, basterebbe dire questo. Il problema è che non si può sapere in anticipo a quanto ammonterà questo plus-valore. Un aneddoto interessante a riguardo è quello che coinvolge Nike e la disegnatrice del loro logo che al momento della creazione del logo fu pagata 75$ ma che in seguito, quando Nike divenne leader del settore, fu ripagata per aver contribuito alla forza dell’immagine aziendale con un bell’anello d’oro e un bel numero di azioni della società.

Un logo ben fatto può esser frutto di: un lavoro di 5 minuti, che può essere sia un’intuizione da fuoriclasse che il risultato dell’esperienza; un lavoro di mesi, basato su studi, ricerche e duro lavoro; E il costo di un logo non è quantificabile sul numero di ore impiegate per farlo ma sul risultato che questo deve ottenere. Se il cliente ha fretta un minor tempo di realizzazione è un vantaggio per esempio. A volte ho sentito dire: “che ci vuole? Un’oretta su illustrator ed è fatta no?”. Se il designer ci mette di meno è perché è più bravo o perché ha speso anni a studiare e migliorarsi, va penalizzato per questo? Va pagato meno? La questione è che il tempo di realizzazione non è un fattore determinante nello stabilire il prezzo di un logo. Se così fosse vorrebbe dire che il cliente paga di più se il designer impiega più tempo, ma nemmeno questo va bene.

Allora come si stabilisce il costo per un logo? Ogni libero professionista o agenzia, ovviamente, stabilisce il suo prezzo in base al livello che presume di aver raggiunto. Per livello non intendo puramente il livello creativo, non necessariamente, ma un mix di fattori come professionalità, esperienza, etc.

Una volta stabilito il prezzo per ricevere un certo numero di proposte grafiche, come funziona se il cliente non è soddisfatto?
Questo è un tasto dolente perché, come in questo altro nostro articolo riguardante i loghi, c’è sempre una parte (il cliente) che non vorrebbe pagare se il risultato non lo soddisfa e una parte (il creativo) che vuole esser pagato, anche se il cliente non è soddisfatto, per il lavoro che ha svolto e per il tempo impiegato. Noi (2dispari) siamo creativi, sarebbe poco trasparente proseguire senza precisarlo ;). Cerchiamo di fare chiarezza riguardo questo punto facendo un esempio semplice e pratico comprensibile a tutti.

La prima cosa che deve fare un cliente è verificare se le proposte rispettano dei fondamentali della grafica, qui puoi leggere un nostro articolo a proposito, e se così fosse, secondo il nostro modesto parere, il cliente deve pagare al creativo la cifra pattuita perché il lavoro è stato eseguito secondo dei criteri oggettivi. Poi, se non soddisfatto, potrà decidere se chiedere delle ulteriori proposte allo stesso referente o trovarne uno nuovo.

Arriviamo all’esempio semplice..
In questo esempio faremo un parallelo tra una pizza e un logo.
Come si sceglie una pizzeria? O per un passaparola, qualche amico ce la consiglia dicendo che è buona, o perché si vede una pubblicità che ci convince o cercando su un motore di ricerca e leggendo le valutazioni di altri che ci sono stati, esattamente come si sceglie un freelance o un agenzia creativa. Perché si va in pizzeria? Per due motivi: saziarsi, riempire la pancia; per avere una bella esperienza per il proprio palato; La prima necessità è oggettiva e corrisponde ad ottenere un logo ben fatto, la seconda è soggettiva quindi corrisponde ad ottenere un logo che ci piace. Che succede se siamo sazi ma non ci è piaciuta la pizza? La paghiamo, come dobbiamo pagare un logo ben realizzato. Che succede se ci portano la pizza sbagliata? Lo facciamo presente e devono portarci di nuovo la pizza a spese loro. quindi se il logo non rispetta i requisiti minimi della comunicazione? Il cliente può chiedere altre proposte senza nessun costo aggiuntivo. E se, finita la pizza, abbiamo ancora fame? Ne chiediamo un’altra ma dobbiamo pagare l’extra, la stessa cosa avviene se il logo creato dal designer non soddisfa il cliente, ma rispetta i requisiti base. In questo caso il cliente dovrà sostenere un costo extra, quantificato dal creativo, per ricevere nuove proposte.

Speriamo di aver chiarito il più possibile quest’argomento spinoso.

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